PARLIAMO DI...


22/11/17

L'INTERVISTA - Mariella Perifano e le sue “donne” appassionate, fra normalità e surreale


“Woman”, tele in mostra dal 1 al 3 dicembre, alla Rocca dei Rettori


di Maria Ricca

BENEVENTO - “Woman”. Semplice e diretto l’appellativo, per indicare, con la forza della lingua moderna di riferimento universale, la compiutezza dell’ “eterno femminino”, un femminile profondo, fisso, saldo, non disgiunto dall’ amore totale per la vita e da quella spinta all'elevazione, ben raccontata dal mondo della cultura in senso lato.
Parte da qui la riflessione artistica di Mariella Perifano (nella foto), avvocato ed artista a tutto tondo, che il 1 dicembre, alla Rocca dei Rettori, in Benevento, inaugura la sua mostra
Woman”, appunto, ponendo ancora una volta le donne al centro del suo progetto artistico. “Una caratteristica – sottolinea la Perifano -  ribadita con convinzione,  perchè tutte le tele in mostra raffigurano donne. Donne in varie situazioni della vita quotidiana e rappresentate nei variegati stati d'animo che appartengono a ciascuno.”
Coloratissime sono le immagini, che proponi, in  particolare nei capelli, forse a simboleggiare la diversità di ciascuna di noi? L'abbigliamento è essenziale, a volte scompare. Qual è il senso che dai a questa rappresentazione del femminile?
“Le donne che raffiguro sono per lo più donne semplici ed essenziali. Quello che mi piace curare è il particolare, dal più insignificante a quello più evidente, proprio con la convinzione di rappresentare la normalità . I capelli delle mie donne sono volutamente "poco naturali" e tutti colorati e diversi. Gli abiti - a tratti di sapore antico - rievocano le sensazioni nostalgiche di un tempo trascorso. Se vogliamo, una normalità nel "surreale". Il senso profondo delle mie raffigurazioni è la ricerca di un ordine e di una compostezza dei gesti semplici“.
- Sei appassionata di pittura sin da ragazzina. Passi dalla  tecnica materica a quella figurativa. Qual è il senso di questo alternarsi di stili?
“Dipingo da quando avevo 13 anni. Dipingevo senza avere neanche il cavalletto, nei modi più improvvisati ed ovunque. Ho cominciato a sperimentare i colori in forma astratta. Dopo un percorso alla ricerca di qualcosa di indefinito (nel vero senso del termine) sono approdata al figurativo in modo naturale, sono andata nella direzione che più mi gratificava. Dopo qualche tempo ho sentito l'esigenza di sperimentare innesti materici e con essi ho scoperto un nuovo modo di raffigurare, decisamente più estemporaneo , immediato, di getto. Non trovo sia un'alternanza di stili, (materico e figurativo) quanto piuttosto un completamento, o, almeno, io lo avverto come tale.”
- Quanto porti della tua professione, in termini di emozioni, impressioni, gioie e dolori nella tua arte?
“Nelle mie tele porto tutto di me. Le mie donne sono prevalentemente "tristi", non sorridono, sono pensierose, a volte angosciate e, tuttavia, questi stati d'animo contrastano in modo evidente con i colori accesi, allegri e gioiosi. Ecco, questa sono io. Guardare le mie tele significa entrare nel mio mondo, nel mio animo. Della professione... porto la pignoleria, La ricerca del risultato, L'attenzione ai dettagli e la logica delle situazioni.”
- Prossime tappe? A cosa stai lavorando?
“Dopo la mostra forse mi riposo un pò, ma sul mio cavalletto già c'è la solita tela bianca con la quale ho cominciato ad "amoreggiare". Spero di conservare sempre lo stesso entusiasmo che mi pervade ogni volta che immagino e sogno prima di passare alla fase operativa e di riuscire a provare quelle emozioni - difficili da descrivere - ogni volta che resto sola con le mie tele. Ringrazio per la collaborazione a questo progetto  Alessandro Rillo, amico e collega, che mi ha aiutato ad allestire la mostra insieme  alla carissima amica Angela De Santis.